Non è l’ora di punta sul tram, per cui riesco a vederli bene.
Sono abbracciati in maniera impacciata, tra la manica di un cappotto scuro e la cintura di un impermeabile in questa giornata piovosa. Lei ha delle ciocche lilla, lui un pizzetto incolto e poco curato. Non sono belli, ma forse sono molto di più. Lui ha la schiena appoggiata al vetro della porta, lei si poggia a lui: pancia contro pancia, più o meno data la differenza di statura; occhi negli occhi senza ombra di dubbio.
Lei gli dà un primo bacio “di sotto in su”. Sorrido d’istinto. Li conosco bene quei baci e ci sono affezionata: date le mie proporzioni non sono mai riuscita a dare altro che baci “di sotto in su” nella mia vita.
Lui fa per staccarsi, ma poi ci ripensa e fa una sorta di retromarcia brusca verso le labbra di lei, ci rimane impigliato, come se non potesse staccarsi. Sembra che si diano ossigeno invece di togliersi il fiato. Poi lui le prende il viso tra le mani e affonda ancora di più la bocca, iniziando un bacio dal sapore più erotico e carnale. E’ allora che distolgo lo sguardo: loro non sono più lì, hanno bisogno di intimità e io mi allontano con i miei pensieri.
La passione che porta quel bacio è quella di cui parlava Prévert ne “I ragazzi che si baciano”, è quella che viene additata a volte come oscenità e che di osceno non ha nulla.
Forse è davvero la passione che ti fa sperare di toglierti presto i vestiti di dosso, ma è soprattutto la passione di chi accende una scintilla nei posti grigi della nostra quotidianità: gli autobus, i marciapiedi, i muri dei palazzi, gli angoli delle vetrine, i banchi del mercato o gli scaffali di un supermercato. Vi siete mai accorti che proprio lì, dove prima non c’era niente, un bacio porta una luce diversa?
E allora baciatevi! Baciatevi, porca miseria! Voi che potete, che ne avete occasione, che tenete una mano e un cuore che tengono voi allo stesso modo. Baciatevi, voi che credete ancora che possa nascere qualcosa tra due persone che si scontrano lungo una strada in salita, voi che non avete paura di un sapore nuovo e che quel sapore nuovo possa diventare qualcosa a cui abituarsi; voi che quelle labbra le sentite per la prima volta, senza paura del contatto, di prendere la scossa, una delusione o anche una fregatura. Anche un bacio tentato non è un tiro finito fuori dal bersaglio, quella scintilla la provoca lo stesso. E se non è andata bene, resta comunque un atto di coraggio. Corteggiare qualcuno è un rischio che vi rende liberi. Baciatevi voi che non lo fate più da tanto tempo per pudore, per età, per contesto, per morale: la morale è che, se riuscite a farlo, tutto quel tempo trascorso lo annullerete, come in un trucco magico.
Baciatevi voi che credete che la passione sia ribelle e che non resti ingabbiata tra le labbra, ma che in punta di labbra si trasporti soltanto, come l’acqua dentro una caraffa.
La sera stessa di fronte a un grande magazzino ho assistito a un altro bacio.
Lui era maturo e con i capelli bianchi che spuntavano da sotto un cappello di lana piuttosto ridicolo. Lei aveva i capelli di un biondo finto, tutti onde, che le nascondevano buona parte della faccia. Erano in piedi e lui si è avvicinato. Le ha dato due, tre, quattro baci piccoli sulle labbra, fino a che lei lo ha trattenuto per la vita e gliene ha stampato uno che sembrava non voler finire. Poi hanno sfregato i loro nasi, hanno intrecciato le mani e sono andati piano oltre le porte automatiche.
Mi sono stretta la sciarpa sul petto e ho sorriso ancora.
Baciatevi, porca miseria! Perché è così che si soddisfa la curiosità umana più grande: quella dell’amore e del desiderio. Perché è così che si allontanano la morte e la vera oscenità. Perché la violenza è oscena, lo sono la derisione e anche l’indifferenza. Ma un bacio no.